Resilienza - A cura di E. Bianchi, V. Rossi, B. Urdanch
In meccanica, è definita “resilienza” la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.
In ecologia, “resilienza” è la capacità di una materia vivente di autoripararsi dopo un danno, o quella di una comunità o di un sistema ecologico di ritornare al suo stato iniziale, dopo essere stata sottoposta a una perturbazione che ha modificato quello stato.
In agricoltura, un suolo si definisce resiliente quando, dopo una calamità naturale (inondazione, siccità, …….), è capace di riprendere vita anche in una forma diversa.
In economia, è la capacità di imparare a resistere alla crisi, reinventandosi addirittura un futuro.
In psicologia, è la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.
Nel vivere quotidiano è l’arte di adattarsi ai cambiamenti, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, trasformando le incertezze in occasioni e i rischi in innovazione. È una reazione sana in un mondo sempre più interdipendente e iper-connesso, certamente una via di uscita per riprendersi dopo fallimenti economici, lavorativi, personali, ecc.
Ma è qualcosa di innato, una eredità genetica?
No, la resilienza non è una qualità dell'individuo, ma un divenire. È una capacità che può essere appresa (e quindi anche insegnata!) e che riguarda prima di tutto la qualità degli ambienti di vita, in particolare i contesti educativi, qualora sappiano promuovere l'acquisizione di comportamenti resilienti fin dai primissimi anni di vita.
Cryrulnik, psichiatra e psicoterapeuta, uno dei primi esperti a trattare questo tema, afferma che la resilienza rappresenta la capacità di uscire da situazioni difficili e di riuscire a proseguire, anche tra mille difficoltà, fino a raggiungere esiti positivi.
Ciò potrebbe valere anche per i ragazzi che hanno problemi di apprendimento e vorrebbero riuscire ad affrontare le difficoltà scolastiche ed emotive legate a tali problemi e a sfruttare le loro potenzialità per riuscire ad ottenere risultati positivi.
Come fare per aiutarli?
Promuovendo l'acquisizione di comportamenti resilienti. Fattori protettivi per la resilienza possono essere individuali, familiari e sociali.
Individuali, come un buon temperamento, la sensibilità, l'autonomia, unita alla competenza sociale e comunicativa, e l'autocontrollo.
Familiari e sociali, come l'elevata attenzione al bambino nel primo anno di vita, la qualità delle relazioni tra i genitori, la coerenza nelle regole, il supporto di figure di riferimento affettivo a casa e a scuola.