Mappe concettuali e mappe mentali: modelli teorici e utilizzo didattico
Articolo di Annapaola Capuano, Franca Storace, Luciana Ventriglia
Da alcuni anni il termine “mappa concettuale” è diventato un caposaldo del lessico “scolastico”, dalla scuola primaria fino all’Esame di Stato della secondaria superiore e all’Università. Non sempre tuttavia è chiara la distinzione fra una mappa concettuale, strumento impiegato per la ricerca e la formazione da J. Novak, e la mappa mentale, rappresentazione grafica del pensiero, teorizzata da T. Buzan.
Le mappe concettuali e mentali sono strumenti per l’apprendimento e il loro scopo è quello di conferire una struttura logico-concettuale a un insieme di informazioni destrutturate. Per la loro caratteristica di rendere visibile il pensiero, esse assumono valenza come strumenti di organizzazione della conoscenza nell’ottica di un apprendimento significativo.
Le mappe e gli organizzatori grafici della conoscenza come strumenti di supporto per lo studio, infatti, si trovano esplicitamente citate nelle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione dove si legge:
«Altrettanto valore deve essere dato alla strategia di utilizzare mappe e schemi e nel sollecitarne l’adozione durante le interrogazioni.
Organizzare un semplice discorso orale su un tema affrontato in classe con un breve intervento preparato in precedenza o un’esposizione su un argomento di studio utilizzando una scaletta». (MIUR, 2012 pag.32)
Le Indicazioni nazionali, riferendosi ai traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della scuola secondaria di primo grado, danno importanza all’acquisizione di queste competenze: «Espone oralmente all’insegnante e ai compagni argomenti di studio e di ricerca, anche avvalendosi di supporti specifici (schemi, mappe, presentazioni al computer, ecc.)». (MIUR,2012, pag.33)
Ed ancora nelle Indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento concernenti le attività e gli insegnamenti compresi nei piani degli studi previsti per i percorsi liceali, si pone fortemente l’accento sulla necessità di apprendere in modo significativo:
«Va da sé, naturalmente, che competenze di natura metacognitiva (imparare ad apprendere), relazionale (sapere lavorare in gruppo) o attitudinale (autonomia e creatività) non sono certo escluse dal processo, ma ne costituiscono un esito indiretto, il cui conseguimento dipende dalla qualità del processo stesso attuato nelle istituzioni scolastiche». (MIUR, 2010, p. 8)
«La rivendicazione di una unitarietà della conoscenza, senza alcuna separazione tra “nozione” e sua traduzione in abilità, e la conseguente rinuncia ad ogni tassonomia. Conoscere non è un processo meccanico, implica la scoperta di qualcosa che entra nell’orizzonte di senso della persona che “vede”, si “accorge”, “prova”, “verifica”, per capire. Non è (non è mai stata) la scuola del nozionismo a poter essere considerata una buona scuola. Ma è la scuola della conoscenza a fornire gli strumenti atti a consentire a ciascun cittadino di munirsi della cassetta degli attrezzi e ad offrirgli la possibilità di sceglierli e utilizzarli nella realizzazione del proprio progetto di vita». (MIUR, 2010, pag. 9-10)
Le mappe, infine, sono presenti in modo esplicito nelle Linee guida 2011, documento che accompagna la Legge 170/2010, nelle quali sono comprese nell’elenco degli strumenti compensativi utili per l’apprendimento degli alunni con DSA.
Le mappe, quindi, sono strumenti che sostengono l’apprendimento di tutti gli alunni, non solo di quelli con difficoltà e possono essere utilizzate agevolmente dagli insegnanti curricolari nella didattica per tutta la classe. Proprio per la loro connotazione, struttura e logica (la teoria dell’apprendimento significativo) ben si adattano ad una didattica inclusiva e significativa attraverso cui guidare gli alunni a porsi domande, ipotizzare, analizzare, stabilire connessioni, concettualizzare, verificare ipotesi.
Sono soprattutto gli alunni della scuola secondaria di secondo grado ad essere consapevoli della validità dello strumento “mappa” anche in previsione del percorso di studi universitario. Ciò è in linea con quanto espresso nel Profilo educativo, culturale e professionale dello studente liceale, che definisce i risultati di apprendimento comuni all’istruzione liceale:
«Aver acquisito un metodo di studio autonomo e flessibile, che consenta di condurre ricerche e approfondimenti personali e di continuare in modo efficace i successivi studi superiori, naturale prosecuzione dei percorsi liceali, e di potersi aggiornare lungo l’intero arco della propria vita. Essere consapevoli della diversità dei metodi utilizzati dai vari ambiti disciplinari ed essere in grado valutare i criteri di affidabilità dei risultati in essi raggiunti. Saper compiere le necessarie interconnessioni tra i metodi e i contenuti delle singole discipline». (MIUR, 2010, p. 8, Nota 1)