L’Italia incontra il Giappone. Un esempio di apprendimento inclusivo nelle scuole italiane.
Il confronto attivo e reciproco con paesi come il Giappone, che storicamente portano avanti un'educazione speciale, può consentire a noi, professionisti dell’ambito educativo, di “guardarci da fuori”, rileggendo le nostre idee, le nostre convinzioni, così come i nostri pregiudizi. Crediamo nell’inclusione? Per noi è possibile? Qual è la sua utilità?
Ecco che il confronto con un pensiero e una prassi molto lontane dalle nostre potrebbe farci ritornare nel quotidiano con una rinnovata consapevolezza circa l’importanza dell'inclusione non solo, per esempio, in relazione agli apprendimenti dell’alunno con deficit, ma soprattutto alla ricaduta su tutta la classe e, di conseguenza, sulla possibilità che offre di coltivare una società sensibile, gentile, attenta e capace di convivere in pace gli uni con gli altri.
A partire da gennaio 2023, per alcune giornate, il Maestro Toshihico Ouchi, maestro di scuola speciale proveniente da una città nei dintorni di Tokyo, ha realizzato delle osservazioni in una classe di una scuola primaria dell’Italia centro settentrionale. Il fine è quello di raccogliere strategie e buoni prassi alla base della scuola inclusiva.
È’ possibile realizzarla? Che ricaduta ha sull’alunno con deficit? E suoi compagni?
Nell’articolo che segue sono raccolte alcune riflessioni emerse dalle sue osservazioni; riflessioni interessanti in quanto offrono spunti utili per rileggere una pratica, quella dell’inclusione scolastica, attraverso uno sguardo altro da noi.