PDP, perché? di Ugo Avalle
Il Piano Didattico Personalizzato è oramai entrato nella prassi operativa dei docenti delle scuole di ogni ordine e grado. Per quanto concerne il “come” e il “quando”, per elaborarlo non esistono (o non dovrebbero esistere) dubbi in merito. Si leggano, per esempio, gli articoli presenti sul sito “Specialmente” www.loescher.it/specialmente per avere un quadro sufficientemente ampio riguardante le modalità di stesura di questo documento e i tempi entro cui elaborarlo.
Per quanto concerne il “perché”, i dubbi e le incertezze sono sempre più numerosi: lo scrivente ne ha esperienza diretta a seguito delle numerose mail che riceve sia da parte di docenti che sono incerti sul da farsi, sia da parte di genitori non convinti e/o non soddisfatti delle decisioni adottate dagli insegnanti dei propri figli che risultano presentare dei problemi di comportamento e/o di apprendimento.
I dubbi e le incertezze dei docenti sulla necessità/possibilità di stendere un Piano didattico personalizzato derivano in massima parte:
a) dai dubbi circa la reale esistenza di un problema di comportamento e/o di apprendimento;
b) dalla non condivisione da parte dei genitori del giudizio espresso dai docenti sul loro figlio;
c) dall'assenza di una certificazione da parte dell'ASL;
d) dalla mancanza di unanimità da parte dei componenti il CdC sulle decisioni da adottare nei confronti di alunni con BES e/o DSA.
Per gli alunni con BES non è prevista la certificazione (a meno che i problemi che l'alunno presenta non derivino da particolari condizioni fisio-psichiche tali da comportare un esame attento da parte degli specialisti dell'ASL ai quali spetta il rilascio o meno della certificazione) e, se i docenti del CdC, dopo attenta analisi (schede di osservazione, questionari assegnati all'alunno e alla sua famiglia, confronto tra i docenti sui rilievi effettuati), ritengono che l'alunno presenti dei problemi tali (Legge 53/2003 artt.1 e 2; circolare n. 8 del 6 marzo 2013 strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali; D.P.R. 275/99 artt. 8 e 9; DL n. 59/2004 art. 11) da comportare l'adozione di strategie metodologico-didattiche “ad hoc”, devono stendere il PDP o un altro documento (importante è documentare i risultati delle osservazioni e i relativi interventi da adottare. Che venga definito PDP o in altro modo, non è fondamentale) dal quale devono risultare i motivi del “cambio di rotta”. Tuttavia, la stesura del PDP dipende, secondo quanto scritto nella Circolare ministeriale succitata, dalla necessità e dalla opportunità del tipo di intervento che il CdC intende attuare nei confronti di quello specifico alunno, a supporto delle sue difficoltà, perché solo in questo modo è possibile una consapevole valutazione di convenienza. Pertanto il PDP viene ad essere non una conseguenza della individuazione dei reali problemi dell'alunno, ma parte integrante dell’identificazione della situazione di bisogno. Benché i bisogni educativi di determinati alunni necessitino di un'attenzione particolare, non possono essere considerati BES finché i docenti non hanno valutato la reale efficacia e convenienza dell'intervento che intendono realizzare.
(l'articolo continua nell'allegato)