Adozione e scuola
Negli ultimi anni le adozioni, sia nazionali che internazionali, sono aumentate in modo esponenziale e oggi è ormai riconosciuta l’importanza di parlare ai bambini della propria storia. La domanda quindi non è più se dirlo o non dirlo, ma come dirlo ai bambini. Non si può aspettare che sia il bambino, specie se piccolo, a formulare domande utili a raccontargli la sua storia; è un compito troppo gravoso per lui, che richiede la capacità di tradurre le emozioni in pensieri ed è l’adulto che deve aiutarlo a dare una forma ad un vissuto che è già dentro di lui. |
Nella storia di una famiglia adottiva la scuola ha un’importanza fondamentale ed è in questo contesto che i piccoli prendono atto fino in fondo della propria “diversità”, non sempre, però, capita fino in fondo dagli insegnanti. Molti bambini adottati, ad esempio, vanno in crisi quando gli insegnanti chiedono loro di portare documenti della prima infanzia, non pensando che un loro allievo adottato questi documenti difficilmente potrà portarli a scuola … semplicemente perché non li possiede.
C’è la tendenza a normalizzare l’adozione: in breve tempo la famiglia adottiva deve adeguarsi e diventare come le altre, come se la specificità di questa scelta, il passato del bambino e quello dei suoi nuovi genitori fossero qualcosa da superare in fretta.
Le Linee di Indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati affermano che …” è necessario che la scuola sia preparata all’accoglienza dei minori adottati in Italia e all’estero e costruisca strumenti utili, non solo per quanto riguarda l’aspetto organizzativo, ma anche didattico e relazionale, a beneficio dei bambini, dei ragazzi e delle loro famiglie” e la loro attuazione è ribadita dal decreto di Legge della Buona Scuola, che, per la prima volta, introduce la parola adozione in una riforma scolastica.